Registrazione Meccanica: Messa a punto da Thomas Alva Edison nel 1877, la tecnica di registrazione meccanica è oggi quasi del tutto superata. La pressione delle onde sonore aziona direttamente uno stilo o un fonoincisore che, vibrando in modo diverso a seconda dell'intensità del suono registrato, incide un solco irregolare e continuo sulla superficie di un apposito supporto (un disco di alluminio rivestito di un'apposita resina o, in origine, un supporto di forma cilindrica). I solchi della registrazione originale vengono poi riprodotti su dischi in vinile attraverso la compressione a caldo di strati sottili di resina vinilica su copie metalliche dette matrici. Per riprodurre il suono si mette il disco di vinile su un giradischi in rotazione con velocità costante (nella maggior parte dei casi, 45 giri al minuto o 33 giri al minuto) e si appoggia la puntina del giradischi nel solco; quest'ultimo produce delle vibrazioni della puntina, che permettono la ricostruzione del suono originale.
Registrazione Magnetica: La registrazione su nastro, introdotta e sviluppata nei primi anni ‘50 sfrutta le proprietà di alcuni materiali di conservare la magnetizzazione in essi prodotta da un campo magnetico (vedi Ferromagnetismo). Le onde sonore vengono convertite in impulsi elettrici che alimentano la bobina di un elettromagnete contenuto nella testina di registrazione; l'elettromagnete imprime un'immagine magnetica del suono su un nastro ricoperto di una sostanza ferromagnetica, che scorre sotto di esso a velocità costante. La lettura del nastro, che permette la riproduzione del suono registrato, consiste in un procedimento del tutto analogo a quello di registrazione, ripercorso in senso inverso: una testina magnetica rileva la magnetizzazione del nastro e produce un impulso elettrico che viene poi riconvertito in suono. Uno dei vantaggi di questo tipo di registrazione è dato dal fatto che lo stesso nastro può essere riutilizzato più volte: prima di ogni registrazione, una testina di cancellazione azzera la magnetizzazione precedente permettendo la nuova magnetizzazione del nastro.
Registrazione digitale: Le tecniche di registrazione finora descritte sono analogiche, cioè memorizzano il suono con una rappresentazione diretta della sua forma originale, attraverso un segnale che varia con continuità (il suono è un segnale continuo). Pur essendo efficienti, tali tecniche comportano sempre una perdita nella qualità del segnale, dovuta alle distorsioni prodotte su di esso dal supporto e dall'apparecchiatura di registrazione. Nei sistemi di registrazione digitale, che hanno conosciuto una vastissima diffusione negli ultimi anni, gran parte delle distorsioni vengono eliminate grazie alla trasformazione dell'onda sonora in un segnale digitale (una sequenza di valori binari, o bit), attraverso una tecnica detta di quantizzazione. In questo modo i dati sonori memorizzati possono essere controllati, elaborati e restituiti con eccellente fedeltà. Gli eventuali effetti di distorsione provengono soltanto dal microfono, in ingresso, o dagli altoparlanti, in uscita. La tecnica di registrazione digitale si basa sul campionamento del segnale sonoro, vale a dire sulla misurazione dell'ampiezza dell'onda sonora a intervalli di tempo discreti, ma abbastanza ravvicinati da permettere la ricostruzione fedele del segnale. Quando la tecnologia digitale venne introdotta per la prima volta per la registrazione professionale della musica classica, venivano utilizzati videoregistratori modificati, progenitori degli attuali registratori di nastri audio digitali (Digital Audio Tape, DAT). In tempi più recenti, e in particolare a livello professionale, sono state sviluppate tecniche di registrazione digitale magneto-ottica su dischi speciali, mentre per la registrazione e la riproduzione amatoriale e per uso domestico sono state introdotte forme particolari di registrazione digitale, chiamate Digital Compact Cassette (DCC) o MiniDisc (MD), che tuttavia non hanno avuto finora il successo sperato. Il supporto attualmente più utilizzato per la registrazione digitale è il compact disc(CD), inciso e letto da un sottile fascio laser. Negli anni Novanta sono stati introdotti diversi sistemi digitali per la registrazione delle colonne sonore dei film: alcuni comportano la creazione fotografica di microscopici mosaici di punti che rappresentano i dati digitali sul margine della pellicola cinematografica, altri usano una speciale registrazione su compact disc. Finora nessuno di questi metodi si è imposto come standard universale nell'industria del cinema. Dal momento che i computer si basano sulla tecnologia digitale, l'avvento della registrazione digitale ha reso indistinto il confine tra registrazione sonora e tecnologia informatica. Attualmente sono in commercio non solo numerose applicazioni musicali e sonore per PC, ma anche l'interfaccia MIDI (Musical Instrument Digital Interface), che serve a collegare i computer agli strumenti musicali elettronici, e programmi applicativi per l'acquisizione e la scrittura di spartiti musicali su computer. Registrazione sonora e computer sono ormai legati anche nel settore delle applicazioni multimediali. La memorizzazione dei suoni sotto forma di dati digitali fa sì che questi possano essere elaborati, analizzati e manipolati proprio come qualsiasi altra informazione trattata da elaboratori. Questa possibilità è stata ampiamente sfruttata per creare effetti speciali sonori e migliorare la qualità dei suoni, in particolar modo nel campo della radiodiffusione.