E' uscito il N. 23 della collana Via Asiago 10 dedicato al grande ALBERTO SORDI dal titolo "LA RADIO DI ALBERTO SORDI Comprendi l'importanza?". Dopo circa due anni di ricerche presso gli archivi di Radio Rai, finalmente pubblichiamo un cd che raccoglie alcune delle sue performance giovanili alla radio nonchè interviste, canzoni e scenette irresistibili come solo il grande Albertone poteva regalarci.
Nella casa di piazza S. Cosimato, a Trastevere, la famiglia Sordi disponeva di tre radio.
Un’esagerazione, quasi un’ostentazione di benessere, anche per un nucleo piccolo-borghese,
con papà musicista, basso tuba nell’orchestra del Costanzi (futuro Teatro dell’Opera) e
mamma maestra. Tre apparecchi radio, valvole e “filo terra”, perennemente accese, Rete
Rossa, Rete Azzurra, la grande Eiar. Una radio che parlava all’Italia, a tutti gli italiani, sia pure
sotto un regime dispotico, con un controllo totale sul piano dell’informazione. Ma per l’adolescente
Alberto quegli ingombranti apparecchi, salotto buono ovviamente, costituivano astrazione,
sogno, immaginazione. Verso la fine degli anni Quaranta Alberto Sordi è già un nome,
un attore affermato. Una ventina di film, teatro, rivista, commedia musicale, doppiaggio.
All’appello mancava il mezzo più popolare: la radio. Il modo giusto per arrivare nelle case degli
italiani, per raggiungere tutti coloro, e non erano pochi, che il cinema non se lo potevano permettere.
Non era facile fare la radio, ancora discretamente ingessata sul piano dell’intrattenimento.
La sua proposta di un ideale “Alberto Sordi Show” venne rifiutata, in quanto ritenuta
“esagerata e non consona agli spazi collettivi già esistenti”. Questa, in sintesi, la burocraticissima
risposta di Sergio Pugliese, allora direttore dei programmi radiofonici. Sordi non si perse
d’animo, superò brillantemente il provino e continuò ad insistere. Da solo davanti ad un microfono,
lui che era abituato al calore (a volte pure troppo) del pubblico vociante e agguerrito, si
accorse che i funzionari non ridevano: “La risata se la tenevano dentro, non riuscivano ad
esternarla e se la facevano rimbombare dentro le capocce.” Gli offrirono qualche apparizione
a Hoop... là!, un programma di successo presentato da Mario Riva e diretto da Riccardo
Mantoni, fratello di Corrado. Il programma andò in onda fino alla primavera del 1948. Era il 13
novembre 1947, messa in onda sulla Rete Rossa (futuro Secondo Programma), il giovedì alle
21,05. L’attore mise a punto, insieme a Fiorenzo Fiorentini, un personaggio di sicuro effetto, il
Signor Dice, sempre alla ricerca della parolina che non arrivava. Fiorentini, di nascita balbuziente,
basava tutto sull’attesa, sulla parola che non arriva e che snerva e innervosisce l’ascoltatore.
Sordi fu bravissimo con le sue “appoggiature”, spesso improvvisate. Nel nostro cd sono
presenti due estratti da quella storica trasmissione, L’amore e Il pompiere. Intanto continuava
ad insistere per ottenere un suo spazio, venti-trenta minuti in totale solitudine, basandosi sui
riti dell’Italia di allora, che lui ben conosceva. Era il compagnuccio della parrocchietta, con
tanto di don Isidoro, satira della nascente Italia democristiana, caritatevole ma scaltrissima.Pugliese nicchiava e Sordi non demordeva. Finché avvenne l’episodio decisivo. Il direttore
andò in vacanza a Positano e Sordi lo seguì, come un postulante, fingendo di incontrarlo
casualmente ogni giorno. E intanto ricordava quella sua proposta. Un giorno Pugliese fece una
gita in barca e perse gli occhiali. Preoccupatissimo, promise una lauta ricompensa a chi li
avesse ritrovati. Si organizzò una barca di recupero con tre pescatori a bordo e Sordi si unì al
piccolo equipaggio. Una volta a largo si tuffò e ritrovò gli occhiali tanto preziosi. Li consegnò
al direttore, rifiutò la ricompensa ma ricordò, stavolta più energicamente, la sua proposta.
Il rigore storico ci porta però a non identificare la partecipazione ad Hoop… là! come l’autentico
debutto radiofonico di Alberto Sordi. Nel 1940, a guerra già scoppiata, l’attore venne convocato
all’ultimo momento per presentare uno spettacolo a Roma, al Teatro Valle. Per non
muoversi da Roma e poter continuare a recitare aveva chiesto e ottenuto di far parte della
banda presidiaria dell’Ottantunesimo Fanteria: suonava i piatti e la sera recitava con la compagnia
di Za Bum. Del resto aveva superato l’esame Siae come musicista presentandosi come
mandolinista. Quella sera al Valle si presentò in divisa, totalmente ignaro della scaletta e del
contenuto dello spettacolo, improvvisò dall’inizio alla fine e lo show andò in onda integralmente
fra lazzi, battute e rumorosissimi rilanci del pubblico in sala. Ci furono anche dei momenti di
panico. Centinaia di ragazze si avventarono letteralmente su Roberto Villa, fascinoso attore
modello “telefoni bianchi”, risposta italiana a Robert Taylor. Lo sventurato perse anelli, capelli,
molti vestiti e addirittura un dente. Fortunatamente dalle quinte arrivò Primo Carnera, che
faceva parte dello show, lo prese in braccio e lo riportò in camerino. Purtroppo non vi è
traccia del documento, verosimilmente debutto radiofonico di Alberto Sordi, peraltro in veste
di conduttore.
Nel novembre 1948 inizia Vi parla Alberto Sordi, la trasmissione dove è inserito il compagnuccio
della parrocchietta, personaggio già in evoluzione. Due i frammenti inseriti nel nostro cd. Il
primo è un monologo sull’abbonamento alla radio, il secondo La partita di calcio, una irresistibile
scenetta in cui il compagnuccio si improvvisa fotoreporter per il giornale della parrocchia
e fotografa i portieri di Lazio e Fiorentina, rispettivamente Sentimenti IV e Costagliola. Esiste
anche una versione mai apparsa e probabilmente distrutta, in cui Sordi imita il forte accento
barese di Costagliola e sfotte pesantemente il modenese portiere della Lazio e della Nazionale
perché prendeva molti goal da lontano a causa della sua forte miopia. La trasmissione andava in onda sulla Rete Rossa il giovedì (più tardi anche il venerdì) alle ore 21,15. Si concluderà
il 29 aprile 1949.
Alla fine del 1949 arriva un momento in cui radio e cinema sembrano coniugarsi idealmente
nella vicenda professionale dell’attore. Vittorio De Sica, fedele ascoltatore delle sue trasmissioni,
decide di portare sul grande schermo quelle scenette. Non solo. D’accordo con lo stesso
attore costituisce una società per produrre la pellicola. Il progetto è grosso, Cesare Zavattini è
della partita e la regia viene affidata a Roberto Savarese. Il fatto che il primo regista italiano
Premio Oscar decidesse di fare un film sulla radio era già una notizia. Ma qualcosa non funziona.
Quando nel 1951 esce Mamma mia, che impressione! l’accoglienza è tiepida. Le gags
sono quelle originali scritte per la radio, ma la trasposizione si rivela infelice. Molto lucida la
riflessione di Sordi: “Puntammo troppo sui dialoghi, sulla parola, come se si trattasse ancora
una volta di un’impresa di carattere radiofonico. La gente andava a vederlo spinta dal ricordo
del programma radiofonico, però rimaneva un po’ delusa.”
La seconda serie di Vi parla Alberto Sordi – che inizia giovedì 10 novembre 1949 alle 20,33 sulla
Rete Azzurra – presenta una succulenta novità: l’orchestra di Francesco Ferrari. Quanto di
meglio disponeva la radio in fatto di formazioni orchestrali. La trasmissione prosegue alternandosi
il giovedì e il venerdì fra le due reti fino al 23 marzo del 1950. L’attore torna in radio nel
1952, per un mese, dal 2 gennaio al 6 febbraio, alle 13,30, sempre quindici minuti, con una
rubrica dal titolo Alberto Sordi al microfono; il contenuto non è cambiato ma la denominazione
sì; ora è definitivamente Secondo Programma. Nello stesso anno, dal 6 maggio al 24 giugno,
arriva Teatrino di Alberto Sordi, Secondo Programma, martedì alle 21,00 (ma questa volta la trasmissione
dura trenta minuti). Nel cd è presente una traccia importante, Il commiato del Conte
Claro, uno dei personaggi più popolari del Sordi radiofonico. Mario Pio e il Conte Claro furono
probabilmente le sue interpretazioni più amate dell’epoca, fortemente caricate e di fatto
mutuate da personaggi esistenti, sia pur fittizi, che rispondevano agli ascoltatori in radio e ai
lettori sulle pagine dei rotocalchi più diffusi, firmandosi appunto Maria Pia e Contessa Clara e
dispensando consigli e buone maniere nei confronti dei fatti della vita. Una satira che influenzò
molto Federico Fellini, all’epoca anche lui radiofonico, che in seguito nei suoi film tratterà
con mordente e spregiudicatezza il mondo dei fotoromanzi, delle celebrità e dei miti popolari.
La seconda e ultima serie del Teatrino di Alberto Sordi risale all’estate del 1953, in onda, con la regia di Riccardo Mantoni, dal 17 luglio all’11 settembre sul Secondo Programma, il venerdì
alle 21,15. Ecco come il Radiocorriere presenta il nuovo ciclo: “Accentuando quel tono
scombinato e fumistico di certe sue interpretazioni, egli scomporrà se stesso in molteplici personaggi,
voci, asterischi e persino canzoni, in cui l’illogicità servirà da grammatica e la bizzarria
da sintassi.”
È già un Sordi molto affermato quello che si ascolta nel 1955 nella rivista Il piccolissimo teatro
del Quartetto Cetra, un programma di Faele in cui l’attore romano indossa i panni di Nando
Moriconi nell’ormai celebre scenetta dell’ Americano del Kansas City, canta Civeta (“un ritmo
lento del maestro Vinciguerra”) e propone un suo personale teatrino. Dello stesso anno è la
ben nota Carcerato (“un ritmo lento del maestro Gambara”), colta nel corso della premiazione
delle Maschere d’Argento, conduttore Nunzio Filogamo.
Con Il sogno americano iniziano gli omaggi alla carriera. La traccia è tratta da Io, Alberto Sordi,
un programma del 1968 di Mario Bernardini, diretto da Dino De Palma, in cui l’attore reinterpreta
radiofonicamente alcuni momenti della sua carriera con tanto di pubblico in studio.
Nel 1969 Sordi entra nel cast di Gran varietà, riproponendo il Conte Claro e Mario Pio basandosi
sui testi originali delle scenette, ma potendo contare su di una spalla d’eccezione come
Gianni Agus, suo collega “boy” nella compagnia di Wanda Osiris.
Le scenette verranno riproposte tre anni dopo in Formula 1.
Risale al 1977 Alberto Sordi racconta, programma di Franco Rispoli e Ettore Scola in cui l’attore
approfondisce il carattere dei suoi personaggi. Da notare che Scola era stato un suo compagno
di viaggio fin dall’inizio della carriera.
Il documento più recente inserito nel cd è del 1999, tratto dal programma di Rosanna Piras
Profili, in cui Sordi rievoca il suo esordio radiofonico e il già citato episodio di Positano.
I personaggi di Alberto Sordi – come pure tutti i suoi doppi – ci commuovono e ci toccano
direttamente. Un contributo prezioso alla nostra memoria. Grande eroe minore del quotidiano,
il Sordi radiofonico ci mostra quanto l’Italia sia cambiata. Al di là delle risate – che arrivano
sempre e puntualissime – e dell’immenso talento, la comprensione e la percezione della
distanza da quel mondo ci aiuta a crescere nella nostra coscienza civile.