La conservazione delle vecchie opere musicali memorizzate su supporti audio storici, pone tutta una serie di problemi nuovi e diversi rispetto a quelli legati all'ormai consolidato processo di recupero della musica scritta o stampata su carta. Una problematica che ci porta direttamente alla grande varietà dei supporti che sono stati disponibili nel corso degli anni. I supporti innanzitutto vanno distinti come:
supporti incisi e quindi riprodotti da un originale (caso tipico è il disco ricavato da un master in nastro magnetico)
supporti registrabili e riproducibili un unica volta, come ad esempio il nastro magnetico.
Per quanto riguarda il caso della riproduzione, abbiamo un'ampio ventaglio di possibilità, dai cilindri di cera di Edison (1877) alle incisioni su disco a 78 giri, al long playing in vinile a 33 giri, al 45 giri,e a tutti quei supporti legati all’introduzione, verso la fine degli anni ‘50, della codifica stereo e successivamente anche di quella quadrifonica(oggi quasi in disuso). Tutti questi supporti vengono registrati con processi di registrazione analogici in quanto usano segnali continui. Mentre per quanto i supporti registrabili, nella maggior parte dei casi supporti magnetici, il discorso risulta più problematico, e ampio. Ci trovamo di fronte ad una varietà di "nastri" smisurata, variabile per dimensione, numero di tracce, e, ciascuno con la sua equalizzazione, i suoi standard e le sue tarature. Informazioni che spesso ai giorni nostri non sono più disponibili. Ma tali problematiche, che oggi ci troviamo ad affrontare, dimostrano tutta la necessità di una maggiore attenzione per la conservazione e il mantenimento dei beni musicali